Nuova Thunderbird, sfida alla tradizione americana tra passato e innovazione
Sin dall’apparizione delle sue prime immagini la nuova Cruiser media made in Triumph, ha fatto nel bene e nel male parlare di se.
Benché tutti noi appassionati eravamo consapevoli della mancanza della casa inglese in quella fascia di cilindrata, le prime info, hanno immediatamente diviso gli affezionati al marchio, da un lato quelli che erano dubbiosi di una T-Bird dotate di caratteristiche lontana dalla tradizione della vecchia TB, dotando la nuova nata di bicilindrico parallelo, anziché dello storico tre cilindri, tanto caro a tutti Triumphisti, nonché di linee molto più vicine alle Harley americane che allo stile inglese.
D’altra parte si sono allo stesso modo fatti sentire, coloro che riconoscevano nella innovazione un passo importante della Triumph nel settore cruiser, al contrario dei primi, con molti punti di contatto con la tradizione storica del marchio, cominciando dal nome, passando per il fronte marcia, che tanta fortuna alla causa Triumph per giungere alla trasmissine finale a cinghia che Triumph aveva già usato ne 1922.
Triumph, con la Tunderbird risponde a tutti, cercando il compromesso che mette tutti d’accordo, la moto è infatti molto innovativa e molto legata alla tradizione del passato,
Non solo, si pone anche come una moto che introdurrà nuovi elementi che resteranno nella tradizione futura del marchio Inglese: disegnata dalla mano di Tim Prentice, esperto del settore e dei gusti americani, già autore della Rocket III Touring, e dalla espressa volontà del grande capo Mantoni, e dal capo settore ricerca sviluppo Simon Warburton, hanno deciso da subito che il progetto avrebbe dovuto colmare una fascia della gamma Cruiser in cui Triumph era assente, ed avrebbe avuto come caratteristica principale quella di un bicilindrico parallelo, tipico della tradizione inglese, che doveva essere il più grosso mai costruito, infatti pensare ad un bicilindrico parallelo già più grosso di un 800 era un tabù mai sfatato per via delle vibrazioni che si sarebbero sviluppate, Triumph tira fuori una cubatura di 1600 o 1700 ( a seconda della versione che si sceglie) dotato di manovelle a 270° anziché 360° introducendo un ulteriore grande ennovazione che serve a trasformare il sound simile a quello di grosso bicilindrico a “V” come la tradizione americana vuole.
Il risultato finale è ottimo, con una moto vicina alle linee americane, ma lontane nella fattura e nella praticità, dotata di uno stile molto Yankee, ma in antitesi anche di grande confort di marcia, agilità e divertimento alla guida.
Tue Mantoni ha inoltre dichiarato, che sin dall’esordio della Rocket, ci si era subito resi conto che mancava un moto come la t-bird nella gamma intermedia, che avrebbe dovuto avere come missione principale quella di colmare il distacco tra America Speedmaster di 885 cc e la Rocket III di 2300 cc. Pensata soprattutto per il mercato americano con l’intento di battere gli avversari sul proprio campo, certamente, aggiunge Mantoni, la progettazione ed il costo di un motore così complesso da zero, non può essere fatto per un solo modello, ma la Tunderbird sarà il preludio di una roadster e di una tourer carenata, che servirà a bilanciare i costi di questo nuovo progetto.
Questa quindi l’ottima risposta di Triumph ai molti quesiti degli appassionati, restiamo fiduciosi di apprendere la risposta che il mercato darà a questa moto, come detto, sarà disponibile da giugno 2009 in due versioni 1600 e 1700 cc ed il cui prezzo è di € 14.000.
Questa nuova T-bird fa cagare, non capisco come abbiano potuto anche solo pensare di mettere il marchio Triumph in questa schifezza che può tranquillamente essere scambiata per una imitazione jap di una Harley.
Per fortuna ho una Legend e non la (bellissima) vecchia T-bird, altrimenti qualcuno avrebbe potuto confonderla con quest’aborto.